venerdì 26 settembre 2014

Fiori sulle tombe



Fiori sulle tombe dei Caduti luciesi



Furono davvero poche le famiglie dei Caduti che nel cimitero di S. Lucia del Mela, all’indomani del primo conflitto mondiale, trovarono conforto nella preghiera davanti alla tomba del proprio caro. Se si eccettua chi si spense tra gli affetti dei parenti in lagrime - è il caso del caporale Francesco Zullo, vittima dei gas asfissianti impiegati nei combattimenti del Trentino, deceduto a 21 anni per malattia a S. Lucia del Mela nel 1920 - la gran parte dei circa cento luciesi caduti per la Patria trovò sepoltura lontano da casa. L’ultima loro dimora è spesso contraddistinta da una fredda cifra. Come il 1.287, il numero della tomba in cui al Sacrario del Grappa è sepolto Felice Mancuso, soldato del 59° reggimento fanteria, classe 1897, deceduto il giorno di S. Silvestro del 1917 proprio sul Monte Grappa per ferite riportate in combattimento.



Pochi ebbero la fortuna di piangere a casa le spoglie dei propri cari. Grazie ai contributi ministeriali concessi a partire dal 1922, cui la stampa nazionale diede ampio risalto, parenti dei Caduti ed amministratori comunali si attivarono prontamente per il trasporto delle salme sino al cimitero luciese. Il primo a giungere a destinazione fu il sergente Mario Sergi, del 36° reggimento artiglieria da campagna. Classe 1891, morì il 18 settembre 1916 nella Conca di Plezzo per ferite riportate in combattimento. Una deliberazione della giunta comunale, adottata sul finire del 1923, prevedeva l'impinguamento di un capitolo del bilancio di previsione per le «onoranze [da rendere] alla salma del Sergente Mario Sergi, caduto sul campo dell'Onore». La salma, «la prima sacra spoglia di un caduto», venne trasportata dal cimitero di Cervignano del Friuli (Ud) sino alla stazione San Filippo Archi, dove giunse il 6 novembre 1923, per poi essere condotta al cimitero luciese. La spesa complessiva sostenuta dal Comune di S. Lucia del Mela per il trasporto, la cerimonia e la «costruzione di un posto distinto al cimitero», ammontò  a lire 1.332,60. Oggi Mario Sergi riposa accanto alle spoglie di un altro sergente luciese, Felice Cocuzza del 13° reggimento artiglieria da campagna, anch’egli nato nel 1891 e morto il 4 ottobre 1918, colpito da «morbo crudele» in Albania, presso Valona: nell’iscrizione sepolcrale si legge che cadde come gli eroi, «senza un bacio si sua madre». La tomba del sergente Cocuzza è impreziosita da un elegante busto bronzeo realizzato presso la fonderia artistica Laganà di Napoli da Giuseppe Sutera, lo stesso autore del Monumento ai Caduti di piazza Milite Ignoto. La salma del Cocuzza giunse alla stazione ferroviaria di Archi alla fine dell’agosto 1926, appena due anni dopo l’arrivo, nella medesima stazione, dei resti del soldato Felice Calderone del 9° reggimento artiglieria di campagna: morì ad appena vent’anni il 27 agosto 1917, in seguito a ferite riportate in combattimento. Oggi riposa accanto alle spoglie del sergente Cocuzza, peraltro a pochi metri da un’altra tomba, quella del bersagliere Pasquale Calderone (classe 1895), eretta «in memoria» nel febbraio 1918 dai genitori addolorati per la perdita del figlio morto il 19 marzo 1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento.
Pochi furono dunque i parenti che ebbero il privilegio di portare un fiore sulla tomba del proprio caro senza percorrere distanze proibitive. Confortati dalla vicinanza furono i genitori di Pasquale Calderone, classe 1898, del 34° reggimento artiglieria di campagna, deceduto a S. Lucia per malattia il 12 febbraio 1919.
Non sappiamo quale esito ebbero le istanze presentate da altri familiari al fine di ottenere il trasporto delle spoglie del proprio caro sino a casa, ad eccezione della pratica del soldato Santi Diecisole, morto nel gennaio 1917, la cui salma riposa oggi nel cimitero di Pace del Mela, sino al 1926 frazione del Comune di S. Lucia del Mela. Incerto l’esito delle pratiche, avviate nel luglio 1922, per il trasporto delle salme dei soldati Alberto Artuni, Filippo Famà, Filippo Impalà e Tommaso Bruniatti, del sottotenente di complemento Antonio Manicastri e del caporale Francesco Amante, il cui fratello tenente Giuseppe scrisse persino dalla Libia, dov’era in servizio presso Bengasi, pur di ottenere il riavvicinamento del proprio fratello, morto nel luglio 1916 sul fronte trentino, ove gli garantirono comunque «degna sepoltura».
Manca ad oggi una ricognizione delle salme dei Caduti luciesi presenti nei vari sacrari dislocati per l’Italia. Unico indizio un preziosissimo elenco, recentemente rinvenuto nell’Archivio Storico comunale di c.da Annunziata e qui riportato integralmente, dove vengono indicate le sepolture di 35 Caduti, alcune verisimilmente provvisorie: è il caso di quella del soldato del 280° reggimento fanteria Giuseppe Minuti fu Antonino, seppellito nel parco dell’ottocentesca Villa Papadopoli di Vittorio Veneto.
Chi non ottenne il riavvicinamento del proprio caro ebbe comunque modo di consolarsi con l’iscrizione del relativo nominativo nel monumento di piazza Milite Ignoto. Durante il fascismo, inoltre, per iniziativa del podestà luciese le foto di alcuni Caduti furono raccolte in un album ancor oggi esposto nel palazzo Municipale. Il 16 agosto 1928, con delibera podestarile, via Cimitero venne ribattezzata Viale della Rimembranza, ove sarebbe stato piantumato un numero di alberi corrispondente a quello dei Caduti. Non mancarono inoltre le medaglie ed i diplomi che qualche discendente custodisce ancor oggi religiosamente. E’ il caso dell’attestato rilasciato alla memoria di Giuseppe Alibrando, soldato del 223° reggimento fanteria, nato nel 1896 e morto il 3 giugno 1916 sull’altipiano di Asiago per ferite riportate in combattimento. Ebbe invece miglior sorte suo fratello Antonino, cui nel 1970 fu conferita l’onorificenza di cavaliere di Vittorio Veneto.



 Santo Bonanno (1892-1915), medaglia di bronzo al V. M. 

Infine, è doveroso ricordare i decorati luciesi della Grande Guerra. In particolare, Domenico e Santo Bonanno, rispettivamente, medaglia d’argento e di bronzo al valor militare, morti, per ferite riportate in combattimento, il primo sull’altipiano di Bainsizza il 18 Settembre 1917 ed il secondo, che a S. Lucia esercitava il mestiere di calzolaio, sul Pizzo di Timau presso Paluzza (Ud) il 5 luglio 1915. Di entrambi, nati nel 1892, allo stato attuale delle ricerche non si conosce l’ubicazione delle sepolture. Non tornò vivo dal fronte anche un terzo militare, Felice Genovese, soldato del reggimento fanteria, matricola n. 37.517, decorato con medaglia di bronzo con questa motivazione: «nell’attraversare con la propria squadra, per recarsi in linea, un tratto battuto violentemente dall’artiglieria nemica, cadeva, colpito a morte, mentre dava bell’esempio di calma e coraggio - Passo Pramosio, 5 luglio 1915».




Partecipazione di medaglia di bronzo al valore militare
al soldato BONANNO SANTI
di S. Lucia del Mela
            Ho l’onore di partecipare alla V. S. che in questo Ufficio Comunale è pervenuta una medaglia di bronzo al valor militare con preghiera di consegnarla alla famiglia del soldato Bonanno Santi morto da prode il 19 luglio u. s.
            Il brevetto sarà consegnato appena perverrà a quest’ufficio.
            Si attesta tutta l’ammirazione che conobbero il povero Bonanno, e chi il suo Reggimento è fiero di averlo avuto nelle sue file.
            La riconoscenza della Patria valga ad alleviare il dolore della disgrazia subita, questa medaglia orgoglio di ogni famiglia, ricorda perennemente che Bonanno è stato un eroe e che il suo nome figura a lettere d’oro fra quelli che contribuiscono alla maggior gloria d’Italia.

                                                                                              Il Maggiore Comand.te del Deposito
                                                                                                             f.to PALESTINO
         Il Sindaco ff.
f.to BONANNO PAOLO
  





 
 Tomba del Caduto Felice Calderone  










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